Ana Maria Pătrașcu: Intervista con la psicologa Francesca Rutigliano. Il tema: TEMPO…PAZIENZA… SPERANZA
Ana Maria Pătrașcu: Intervista con la psicologa Francesca Rutigliano
Il tema: TEMPO…PAZIENZA… SPERANZA
Dott.ssa Rutigliano Francesca
Psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo sistemico familiare relazionale;
Esperta in musicoterapia, psiconcologia, benessere comunicazione e orientamento nei contesti scolastici e formativi.
* Ci interroghiamo oggi su
una delle più rilevanti problematiche con cui si confronta la nostra società:
come sarà domani. Sinora ci sembrava che fossimo noi i “padroni” di noi stessi
e delle nostre cose. La vita andava più o meno in base ai nostri progetti e se
per caso capitava che non fosse così, una grande frustrazione occupava per
molto tempo la mente e la nostra anima. All’improvviso ci rendiamo conto che
nessuno è più padrone della propria vita, che non può più pianificare cosa
deve fare nel prossimo futuro, anzi siamo costretti a costruire progetti
piccoli per periodi limitati di tempo, cosa che crea una frustrazione e nello stesso
tempo paura ed insicurezza. Cosa
succede con il tempo e con la perdita della pazienza davanti a questa nuova
esperienza?
1) Tempo:
così amato, temuto, valorizzato, centellinato… è sempre stata una dimensione
soggettiva dell’uomo vissuta diversamente da ognuno di noi in base alle fasce
di età, ai cambiamenti personali e sociali e alle epoche storiche, ma sempre
maledettamente importante!
Ricordo che solo sino a qualche tempo fa, durante incontri a
tema con famiglie, studenti, colleghi, ci confrontavamo sugli effetti della“liquefazione dei rapporti” nella società
contemporanea, come Bauman ha scritto nei suoi testi, nei diversi ambiti
lavorativi, di comunità, etc… si stava assistendo ad una dispersione dei
rapporti in uno spazio indefinito, sbiadito, stroboscopico delle relazioni.
Tutto questo ha spesso prodotto nell’individuo sentimenti di
solitudine e disorientamento: l'uomo si è ritrovato ad essere un “punto
instabile” in un “universo di oggetti in movimento”. L'incontro tra le persone,
nei luoghi pubblici tipici del consumo, era un incontro fra estranei…che non
condividevano obiettivi collettivi.
Oggi tutto questo è stato
stravolto, capovolto…forse oggi è giunto il tempo dell’ascolto, della scelta
delle parole da pronunciare, da inviare all’altrui relazionale che si avvicina
ai veri valori, è giunto il tempo di partecipare il bisogno di fraternità e
condivisione.
La pandemia da coronavirus ci sta forse rieducando al tempo,
portandoci a rimettere in equilibrio le due componenti temporali : il Kronos
(il tempo pragmatico dell’orologio, delle prestazioni, degli aspetti
organizzativi) che ci consente di scandire
la giornata, di programmare gli obiettivi, pianificare azioni, e dal Kairos (il
tempo vissuto qualitativamente attraverso il sentire) che possiamo sperimentare
quando scorre nella nostra coscienza mentre attraversa passioni ed emozioni, e per
questo, diverso in ogni istante per ciascuno di noi.
In questa attuale situazione di emergenza appare evidente il
ribaltamento delle due esperienze temporali: il Kairos, tempo presente la fa da
padrone. Le giornate ci sembrano dilatate; è difficile misurarne le ore,
collocarle nell’arco settimanale o addirittura nel calendario mensile… ci
chiediamo da quanto tempo siamo chiusi in casa e quanto tempo avremo ancora
per trasformarlo e trasformarci.
Ma dove? In quale spazio?...se il tempo si espande, lo spazio è invece
troppo chiuso…ma che può aprire a percorsi lunghi, nuovi, prima impercorribili.
È fondamentale però non dimenticarci del Kronos, stabilendo
nuove routines, appoggiandoci “ad-esso” per programmare il domani.
Spesso fare questo, però, in condizioni di vulnerabilità,
fragilità è molto difficile; non si può “scappare” e spesso, laddove si hanno
difficoltà ad ascoltarsi, a vivere nel qui ed ora, il corpo con somatizzazioni
e o disturbi ci parlerà di nuovi bisogni o di antichi disagi.
• Come vivono i bambini questa espansione del
tempo in spazi misurati e ristretti ???
2) Nei bambini
che non hanno ancora una concezione del tempo strutturata, tutto è relativo a
ciò che viene proposto per scandirne i momenti clou della giornata, per tale
motivo non devono mancare per loro i rituali e le buone norme, in modo da non
alterare il ciclo sonno-veglia, ovviamente senza rigidità o forzature. Ciò
consentirà ai piccoli di vivere una certa stabilità.
Parlando personalmente, vivo come grande opportunità quella
di poter curare e qualificare il tempo condiviso con i miei figli, sia per dare
ancor più nutrimento e forza alla relazione, sia per vivermi con amore la mia
identità di genitore.
Non devono mai mancare momenti dedicati alla lettura con
libri adatti all’età e magari anche di lingue straniere; momenti di arte e
creatività; momenti sonori: dove il canto insieme all’adulto diventa un buon
esercizio per il linguaggio e per lo stare insieme; e non per ultimi momenti di
gioco e di nulla.
Proprio grazie al gioco anche lo spazio può essere
riscoperto e vissuto piacevolmente: rifugi ricavati con scatoloni, letture di
favole negli angoli più improbabili, mimo e improvvisazione di storie e
personaggi sul tappeto del salotto….tutto ciò dinanzi agli spettatori più
importanti: mamma e papà.
· L’attesa potrebbe
essere percepita anche come una promessa/attesa di qualcosa di positivo? Per
esempio: aspettiamo che finisca il periodo di restare in casa, oppure che
arrivi un vaccino, una meraviglia, qualcuno che potrebbe smentire tutto ecc.???
3 In questo momento dobbiamo rallentare, essere meno esigenti
con noi e con gli altri, tutto quello che riguarda la nostra vita sociale fuori
dalle nostre case o extralavorativa è in stand-by, così anche le nostre
aspettative.
Le
nostre azioni in senso spaziale devono seguire altre direzioni: non verso il
fuori, ma verso l’interno….e ciò è tutt’altro che “stare fermi”…forse lo “stare
a casa” possiamo leggerlo come …vivere la
protezione del posto che solo io conosco…sto nel MIO spazio, nel Mio tempo … e
provo a curare, lenire e arredare questi con “nuovi oggetti” che sinora avevo
rimandato…o a toglierne altri che non servono più…
Il
tempo vuoto però potrebbe causare angoscia, portare ad affollare la mente di
pensieri, muoversi in uno sfondo di preoccupazione globale è pertanto
necessario restare ancorati alla realtà cercando l’altro, condividendo
sensazioni e attività.
Questo
momento può essere sfruttato per una riflessione su noi stessi, per ascoltare i
nostri bisogni e provare a dirci che il vaccino contro gli elementi cattivi che
attentano al nostro mondo interno sta nell’autenticità dei rapporti e
nell’onestà con se stessi.
Proviamo
a costruire i nostri fattori interni di protezione, al resto ci penserà la
scienza.
* Ci interroghiamo oggi su una delle più rilevanti problematiche con cui si confronta la nostra società: come sarà domani. Sinora ci sembrava che fossimo noi i “padroni” di noi stessi e delle nostre cose. La vita andava più o meno in base ai nostri progetti e se per caso capitava che non fosse così, una grande frustrazione occupava per molto tempo la mente e la nostra anima. All’improvviso ci rendiamo conto che nessuno è più padrone della propria vita, che non può più pianificare cosa deve fare nel prossimo futuro, anzi siamo costretti a costruire progetti piccoli per periodi limitati di tempo, cosa che crea una frustrazione e nello stesso tempo paura ed insicurezza. Cosa succede con il tempo e con la perdita della pazienza davanti a questa nuova esperienza?
Come sempre colpisce nel segno la cara Francesca!! Ha descritto esattamente come ci si sente in questo periodo! E se qualcuno non ci ha pensato, le sue parole fanno riflettere molto!!
RispondiEliminaGrazie dott.ssa Rutigliano